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La consegna di questo nuovo Regolamento al Ministro avveniva il 25 Gennaio 1888, e il 29 Marzo dell'anno stesso questo regolamento veniva sottoposto alla firma del Re.

Non però acquistava subito forza di legge. Infatti esso non fupubblicato che il 26 Luglio, insieme ad un picco do Regolamentino per i Dispensari e non cominciò ad essere applicato che il 1o Agosto 1888. Nè fu tutto applicato in una sol volta; perchè il 1° Agosto furono sottoposte alla nuova legislazione solamente 8 provincie, e l'applicazione non fu completa per tutto il Regno che nel mese di Ottobre.

Chi intende di conoscere intera questa Riforma che passò col nome volgare di Regolamenti Crispi, veda gli Allegati B, C, D.

E apprenderà da questi allegati che la Riforma Crispi quando fu pubblicata riassunse in se tre Regolamenti diversi e cioè: 1o Il Regolamento sulla prostituzione (29 Marzo 1888). (Allegato B);- 20 Il Rego lamento sulla profilassi e la cura delle malattie veneree (29 Marzo 1888) (Allegato C); 30 Il Regolamento sui dispensarii celtici (Allegato D), che è come un complemento o una appendice dei due primi Regolamenti e non fu sottoposto alla firma del Re che il 19 Luglio 1888.

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Gli abolizionisti potevano così cantare vittoria e il grande passo - che pochi mesi dopo, e cioè il 16 Dicembre 1888, ebbe il conforto di un voto favorevole anche dalla Camera dei Deputati il grande passo, almeno nella forma, era futto. Però perchè i concetti ed i propositi e le speranze di tutti questi abolizionisti, che avevano desiderata, ispirata e preparata e condotta la radicale riforma, non fossero delusi, restava ancora molto da fare. Restava da dar corso agli altri provvedimenti legislativi che già erano stati da loro dichiarati indispensabili perchè i Regolamenti Crispi potessero avere una applicazione veramente pratica e completa ed efficace : restava di provvedere perchè ai nuovi Regolamenti fosse data una applicazione veramente bene intesa e scrupolosa, e conscienziosamente e pazientemente sorvegliata.

Ma perchè si potessero avere questi provvedimenti, diròcosi, collaterali che dovevano sorreggere e completare la riforma occorrevano delle leggi sanitarie nuove che costringessero gli Enti amministrativi locali, come Provincie Municipii, etc., e specialmente le

Opere Pie, a ben intendere e a secondare la Riforma nella parte sua più importante e cioè nella parte che concerne la cura delle malattie veneree. Ma queste leggi invece non erano ancora pronte nel momento in cui i Regolamenti Crispi furono applicati e quando vennero, esse resultavano ben poco coordinate coi Regolamenti nuovi. Poi da un' altra parte, perchè l'applicazione dei nuovi Regolamenti potesse riuscire davvero scrupolosa e completa, occorrevano denari e non pochi; e lo Stato invece non s'è mai trovato in così grande penuria e non ha mai sentito tanto forte il bisogno di restringersi nelle piu rigide economie come dall' 88 in qua. Occorrevano infine perchè potesse risultare veramente sicura ed efficace l'applicazione dei nuovi Regolamenti — delle persone che fossero intimamente convinte della bontà dei principii nuovi, scientifici e morali, che li informavano, e che fin dall' inizio, quindi, fossero state più che disposte a consacrare tutta l'attenzione e tutto lo slancio perchè ai nuovi e più delicati compiti tutti gli impiegati alti e bassi, vecchi e nuovi rispondessero col massimo zelo, e perchè agli inevitabili inconvenienti grandi e piccoli, che accompagnano sempre ogni innovazione, subito si fosse cercato da tutti col massimo amore e colla massima oculatezza il necessario rimedio ; e invece la stessa persona su cui, per ragione di ufficio, nella intricata gerarchia del potere esecutivo veniva a condensarsi la maggior somma di pesi e di responsabilità, non faceva mistero con alcuno di essere completamente e cordialmente contraria allo spirito informatore dei Regolamenti nuovi.

Quindi accadde che una tale Riforma per sua natura delicatissima ed oltre ogni dire bisognosa di tutto il più amorevole sostegno almeno nei suoi primi passi fu dal Ministro Crispi, che le aveva dato il nome, lanciata improvvidamente a vivere in un ambiente. per lei non preparato e senza i mezzi ncessarii per affrontare seriamente la prova. E, quel che più conta, essa fu affidata a mani o indifferenti o apertamente nemiche nel momento stesso in cui dalla parte opposta, tutte quelle molteplici e disperate energie che prima avevano lavorato per mantenere in vita il Regolamento Cavour e cioè per mpedire. a questa riforma di nascere, ora si davano la posta e si stringevano in fascio per soffocarla appena nata. E tutto questo s'indovina facilmente a quali risultati, disastrosi per un verso ed illusorii per un altro, dovesse portare!

Ho affermato cose gravi. Ma prima che da me, tali cose sono state

affermate pubblicamente e ripetutamente negli Atti delle Commissioni, nelle Conferenze, nei libri e in molti discorsi alla Camera ed al Senato da persone autorevolissime, come il prof. Panizza, il prof. Celli, il prof. Durante, il prof. Tommasi-Crudeli, che sono tante illustrazioni della Scienza e della Politica italiana; e non furono mai smentite se non molto de bolmente e solo con qualche frase anzichenò evasiva. Ho quindi la coscienza di aver affermato cose

vere.

E sicccome di tali cose, chi intende di esaminare ancora la spinosa quistione non può e non deve disinteressarsi per non essere trascinato a fatali errori di giudizio, perciò io mi faccio un dovere di esporre qui in succinto come veramente andarono in Italia le cose a proposito della cosi detta Riforma Crispi, avvertendo che io non riferisco che solo una parte di ciò che in Italia è ormai a tutti noto, e che riferisco servendomi quasi delle parole stesse colle quali i fatti vennero successivamente notificati ai Membri dei due rami del Parlamento italiano.

Tutta quella parte delle nuove disposizioni che per lo Stato rappresentava una economia, quella, appena i Regolamenti Crispi ebbero forza di legge, fu tosto attuata. E quindi, per esempio, i Sifilicomi furono tosto aboliti, come furono tosto aboliti gli uffizii sanitarii.

Ma l'Art. 2o del Regolamento nuovo sulla profilassi e cura delle malattie veneree esigeva che si impiantassero anche tosto tante sezioni dermosifilopatiche negli Ospedali Civili quanti erano i Sifilicomi e quante ne poteva reclamare il bisogno, e a ciò non si provvide che in parte e alla meglio.

Ma l'Art 30 dello stesso Regolamento prescriveva che si impiantassero tanti dispensarii pubblici quanti erano gli Uffizi sanitari, e anche quest'articolo fu molto scarsamente e molto malamente ascoltato. E oltre a tutto ciò, in tutte le altre spese nuove, che, a norma degli Articoli 7, 8 e 9 di quel Regolamento medesimo, venivano a gravare sul bilancio dello Stato, si lesinò fin dal principio colla massima taccagneria d'accordo almeno in questo, per vero dire, con tutti i Ministri i quali nelle economie potevano si intravedere la rovina dei Regolamenti nuovi ma sapevano di trovare la loro salvezza ministeriale.

E questa fu la sorte vera che fin dal primo istante toccò al Regolamento sulla Profilassi e cura delle Malattie veneree.

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titolo che concerne

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quasi dapertutto

Per quel che riguarda poi l'altro Regolamento, sulla prostituzio ne, la vigilanza sanitaria sui postriboli contemplata dagli Articoli 21 e 24 del Titolo secondo di detto Rigolamento è necessità si confessi fu ben poco esercitata e in molti luoghi magari non lo fu affatto. E tutto il Titolo primo di quel Regolamento la vigilanza sulle offese pubbliche al buon costume, dove più interessava che fosse applicato colla massima rigidità, restò addirittura lettera morta. Anzi posso anche dire di più ; ess fu sfacciatamente travisato o falsato perchè non fu raro il caso di impiegati di Polizia i quali a chi andava a presentare reclami in proposito rispondevano, non senza ironia, che essi nulla potevano, stante che il nuovo Regolamento Crispi tutto consentiva alle donne di mal affare, nulla all'Autorità, e il mal costume con quel Regolamento poteva vantarsi di godere la libertà piu assoluta!

Nè purtroppo l'opposizione ai nuovi Regolamenti si fermò a non far ciò che far si doveva. Essa andò più in là e fece anche ciò che fare non si doveva, mostrando fino all' evidenza a tutti quanti, che dal centro alla periferia e dalla periferia al centro si era istituita come una solida organizzazione pronta a tutto purchè i vecchi sistemi di coercizione tornassero in vigore.

Alla periferia infatti, non soltanto noi vedemmo più volte ed in più luoghi le autorità di pubblica sicurezza restarsene del tutto impassibili quando per le vie e nei pubblici ritrovi scese a scorazzare con piena licenza la corruzione più sfacciata e più immonda: non soltanto le vedemmo altre volte, quando l'inerzia non era più possibile, trascendere viceversa a provvedimenti ed atti di rigore tali da ricordare i peggiori tempi e i peggiori casi di abusi polizieschi sotto il Regolamento di Cavour: ma vedemmo anche delle vere e proprie dimostrazioni di prostitute, che sfidavano sulle piazze il pubblico ribrezzo al grido di iva Crispi, a sollecitare le quali non pare fossero estranei del tutto i soliti peggiori arnesi della questura.

E vedemmo in un altro campo, più elevato e più sereno ma non meno intollerante contro la Riforma Crispi, una serie di pubblicazioni scientifiche che, basandosi sopra dati statistici di pochi mesi, cominciarono tosto a denunciare il terribile aumento delle malattie veneree, provocando contro i nuovi Regolamenti licenziosi il malcontento e il terrore del pubblico.

E vedemmo anche e Riunioni di Corpi Accademici e sedute di

come

Associazioni mediche, e Congressi di Igienisti, nei quali in quello tenuto a Bologna il 6 Ottobre 1888 dopo nemmeno due mesi dacchè i nuovi Regolamenti erano entrati in azione, non si ebbe ritegno di dichiarare che la prova era stata fata, che la prova era fallita, e che i nuovi Regolamenti seppure erano lodevoli dal lato morale erano però deplorevolmente insufficienti dal lato dell' igiene, e dovevano quindi essere condannati.

E al centro poi ossia a Roma, nell' Ufficio stesso di quel Ministro dell' Interno che aveva data la sua firma ai nuovi Regolamenti — furono viste cose anche più strane.

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Fu visto cioè secondo quello che fù più volte lamentato alla Camera e al Senato - che le Autorità sanitarie e politiche e militari dimenticarono sempre di procurare la più ampia diffusione alle edizioni dei Regolamenti nuovi, necessaria perchè nessuno ne ignorasse il contenuto e potesse all' occorenza giovarsene e la riforma narra lo stesso prof. Profeta che della riforma è un nemico aperto, fiero e convinto stampata in opuscolo, circolò con timidezza e quasi clandestina, sicchè pareva che il Governo muncasse di coraggio.....

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Fu visto che questa Autorità poneva ogni studio a nascondere e magari anche sopprimere quelle diverse relazioni come ad esempio, quella del prof. Albanese o quella della commissione reale del 1885 sulla cui base era stata scritta poi la condanna del vecchio Regolamento del 1860, e ponevano altresi ogni studio a scongiurarne delle nuove.

Fu visto che mentre il nuovo Regolamento in vigore vietava la visita obligatoria preventiva bisettimanale delle prostitute; e mentre il Ministro Crispi protestava sonoramente davanti alle Camera che Egli non avrebbe mai consentito un ritorno al passato, e che, fin che Egli restava al Governo, visite preventive obligatorie non se ne sarebbero mai fatte, invece le Autorità a lui sottoposte non si facevano alcuno scrupolo dell'ordinare tali visite in barba al poco fortunato Ministro e in aperto conflitto col Regolamento meno fortunato ancora del Ministro.

E quando nel 1891 il Ministro Nicotera, successore del Crispi, sollecitato da ambo le parti a porre un riparo a questo caos che durava da due anni, mostrò la buona intenzione di provvedere, allora, mi si lasci dichiararlo nella maniera più formale, fu visto di peggio ancora!

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