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questo argomento e mostrò intenzione di procedere ad una riforma. radicale. Ma sopravenne la catastrofe di Aspromonte: il Ministro Rattazzi precipitò, e il Regolamento di Cavour rimase imperturbato. Il malcontento peraltro e il disgusto e le proteste cui esso dava luogo crescevano cogli anni, e il 12 settembre 1866 per allestire un nuovo progetto di legge sanataria fù nominata una nuova commissione di cui erano presidente il prof. Maurizio Bufalini e membro anterevolissimo il prof. Pietro Pellizzari. Ma anche questa commissione, come quella nominata pochi anni prima dal Rattazzi, in ragione forse delle tumultuose vicende italiane, trascinò in lungo il suo lavoro per più anni senza poi lasciar traccia di se. E il Regolamento di Cavour potè cosi giungere inalterato fino a penetrare in Roma con le bandiere italiane, a dispetto delle proteste più acerbe del Sommo Pontefice Pio IX, il quale quando il Regolamento Cavour vi fu pubblicato dal Ministro Lanza scrisse una lettera al Re Vittorio Emanuele in cui tale regolamento veniva dichiarato un mercimonio patentato di carne umana, indegno di popoli civili e di cristiani.

Inascoltata era la voce delle provincie malsofferenti, inascoltato era il lamento del Sommo Pontefice. Ma continuavano i guai e si moltiplicavano, suscitati particolarmente dalla mala opera di quelle poco buone persone alle cui mani l'applicazione del Regolamento era affidata. E non solo in Italia ma anche fuori andava naturalmente crescendo perciò contro di esso una agitazione che potentemente nutrita, specie in Inghilterra, dal grande cuore et dall'altissima mente di Sir James Stansfeld e di Madama Buttler, trovava presso di noi italiani un terreno più che fertile, e rappresentanti ed apostoli più che ferventi nelle nobilissime figure di Giuseppe Nathan, del Dott. Agostino Bertani, del Conte Aurelio Saffi, di Ernesto Nathan, del Barone Francesco de Renzis, eppoi di Benedetto Cairoli e di Giovanni Bovio. e di molti altri di cui l'Italia altamente si onora. Come effetto immediato di tale agitazione sorsero nelle maggiori città d'Italia comitati regionali e locali intesi a propugnare l'abolizione del Regolamento, mentre che i deputati Bertani e De Renzis non tralasciavano occasione alla Camera per richiamare l'attenzione del Parlamento e del Paese sugli inconvenienti provocati da quel Regolamento. E appena la Sinistra arrivò al potere, il primo ministro dell'Interno, Nicotera, ordinò un'inchiesta governativa.

Da questa inchiesta risultò che le Autorità cui era affidata la pratica del Regolamento esercitavano una ingerenza soverchia, e faslidiosa particolarmente dove tale ingerenza non era richiesta da veruna plausibile ragione.

Risultò che le donne sospette di meretricio erano veramente esposte ad un arbitrio sconfinato e senza controllo, per parte degli infimi agenti della polizia. Risultò che erano frequenti e senza ombra di guarantigia gli equivoci e gli abusi atli a gettare scompiglio e desolazione nelle famiglie. Risultò pure nitidamente che l'Autorità governativa era costretta da quel regolamento a discendere fino al punto di regolare essa stessa il prezzo della prostituzione ed i lucri dei tenenti postribolo' e persino gli accordi e i contratti fra questi e le prostitute, ricevendo in compenso di ciò una tale abbondanza di tasse e balzelli da eccedere di gran lunger la correspettività del servizio e da dare a questa istituzione tutto il caraltere di un provvedimento fiscale.

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In seguito di cio il Nicotera nominò una commissione coll'incarico di preparargli un progetto di riforma radicale, e nel 1877 presentò alla Camera un disegno di legge in cui lo spirito del vecchio Regolamento era conservato, ma il servizio sanitario della prostituzione come già aveva vagheggiato nel 62 il Ministro Ratazzi e come era stato raccomandato nel 68 dal prof. Patamia di Napoli veniva tolto al governo e addossato alle provincie e ai comuni, ed era efficacemente provveduto perchè i frequentissimi abusi ed equivoci nelle iscrizioni delle prostitute non s'avessero più a verificare.

Questo disegno di legge aspettava di essere discusso dal Parlamento, quando Nicotera cessò di essere ministro. Quindi la discussione non avenne e della radicale riforma nulla si ottenne.

Allora l'agitazione contro la polizia dei costumi si estese e si fece più gagliarda: si costituì in Roma un comitato dell'Associazione internazionale britannica: si tenne in Genova nell 80, per protestare contro quella polizia, un congresso internazionale, a paralizzare gli effetti del quale i sostenitori del Regolamento Cavour crederono bene di indire subito dopo, nell' 81, un'altro congresso in Milano; percorse l'Italia, in due edizioni, una notevole lettera del Dr Bertani al Ministro Depretis; seguirono conferenze, comizii, petizioni; e una publicazione mensile intitolata La coscienza pubblica si dedicò esclusivamente a questo argomento: Giosuè Carducci, il poeta sommo dell'Italia risorta, scrisse parole roventi contro il

Regolamento: alla Camera deputati del maggior valore, come il De Renzis, il Bertani, il Mussi, il Sydney-Sonnino, il Marcora, il Bovio, ogni anno toccarono ripetutamente la quistione ad ogni occasione propizia e finalmente un gruppo di oltre 40 deputati con alla testa il venerando Nicola Fabrizi il 24 aprile 1883 chiese apertamente al Ministro Depretis che si nominasse una grande commissione d'inchiesta.

Il Ministro Depretis, messo colle spalle al muro da così vasto movimento, acconsenti alla proposta, e nell'Agosto dell' 83 egli nominò una Commissione Reale per la studio delle quistioni relative alla prostituzione e ai provvedimenti per la morale ed igiene pubblica, commissione composta delle più elette competenze mediche giuridiche ed amministrative e di cui fu presidente il Comm Ubaldino Peruzzi già Ministro dell' Interno e segretario il prof. Celso Pellizzari sifilografo a tutti ben noto.

Questa Commissione Reale, entro alla quale i così detti Abolizionisti non formavano che una molto esigua minoranza, consacrò due. anni interi alle ricerche più obbiettive e più pazienti ed agli studii più minuti e più spassionati e nell' 85, come frutto del suo lungo lavoro, pubblicò due grossi volumi, di cui la conclusione suprema fu questa Il Regolamento dell' 1860 offende la morale e il diritto: va contro gli ufficii dello stato: esercita un pernicioso influsso sulla pubblica amministrazione: non consegue gli scopi sanitarii che si propone, u

"Sarà da vedersi poi ciò che a questo Regolamento potrà essere sostituito; ma frattanto la maggioranza della commissione non lo giudica suscettivo di riforma o di emenda. Riservandosi quindi di riprodurre, nelle sue nuove proposte, quasi tutte le disposizioni concernenti la tutela della pubblica sicurezza la decenza e la vigilanza delle autorità pubbliche sui luoghi di prostituzione, delibera essere d'avviso che il Regolamento del 1860 debba essere totalmente abrogato ". In armonia con questa conclusione e nell' intento di evitare da una parte tutti gli inconvenienti e tutte le brutture cui aveva dato indubbiamente occasione il Regolamento di Cavour, e di provvedere meglio e più efficacemente dall' altra parte a diminuire le malattie veneree, la Commissione Reale propose un nuovo ordinamento di cose, ossia un nuovo Regolamento, inteso prima di tutto a sopprimere la triste figura giuridica della prostituta, inteso in secondo luogo a sopprimere l'obbligatorietà della visita medica e della cura forzata, nei Sifilicomi; e inteso in ultimo a facilitare

con tutti i mezzi possibili la cura delle malattie veneree non solamente per le prostitute ma per tutti i bisognosi d'ogni classe e d'ogni sesso.

Con queste nuove proposte però, le quati miravano a soverchiare in maniera radicale tutto un ordine di cose che era in piedi da 20 anni, in primo luogo si venivano a sollevare le apprensioni e le preoccupazioni di quella grande falange di anime inerti e timide, proprie di tutti i paesi e di tutti i tempi, le quali dinnanzi ad ogni novità vera e ad ogni mutamento sostanziale allibiscono sempre come dinnanzi ad un grave pericolo. In secondo luogo si venivano a ledere tanti interressi in parte legittimi ed onesti e in parte inconfessabili e magari anche turpi ai quali, durante un ventennio, il Regolamento aveva dato occasione e sviluppo. In terzo luogo si venivano a colpire in pieno petto le opinioni di tanti Sifilografi ed Igienisti che avevano sempre giurato fede nel vecchio Regolamento e non ammettevano salvezza se non nella repressione e nella coercizione della Prostituzione. In quarto luogo si domandavano allo Stato leggi nuove, e non lievi come ad esempio la legge sanitaria e la riforma delle Opere pie che avrebbero dovuto precedere l'applicazione del nuovo Regolamento e preparargli efficacemente il terreno, modificando anclr'esse tante istituzioni inveterate e urtando anch' esse moltissimi interessi. Equindi fu che queste nuove proposte della Commissione Reale appena presentate al Ministro furono messe a dormire e restarono negli scaffali degli Archivii per due anni interi.

Ma vegliavano gli amici della riforma e, quel che è peggio, sopravivevano ancora, sebbene cosi crudamente denuciati dalla Relazione della Commissione Reale, la più gran parte degli incon. venienti che avevano indotto quella commissione a giudicare che il Regelamento del 1860 dovesse essere totalemente abrogato. 'E il Ministro Crispi nell 87, sollecitato da un energico discorso del deputato DeRenzis non ebbe difficoltà a promettere formalmente alla Camera che il nuovo regolamento prosposto dalla Commissione reale. sarebbe stato il più presto possibile sanzionato e messo in esecuzione.

In omaggio a tale promessa Crispi si pose tosto all'opera e il suo primo passo fatto per tranquillizzare forse la propria coscienza nell'atto di accingersi ad una tanto invocata e tanto combattuta riforma fu quello di ordinare una nuova inchiesta sotto forma di ispezione ai Sifilicomi ed agli Uffizii sanitarii.

La nuova inchiesta fu affidata al prof. Enrico Albanese dell'Università di Palermo nome insigne nel quale il Ministro aveva motivi ad esuberanza per riporre tutta la sua fiducia-e portò un'altra volta ancora a concludere che nei Sifilicomii e negli Uffizii sanitarii di quasi tutta Italia, così come erano e come da tanti anni continuavano a funzionare, il Regolamento Cavour dara sempre occasione ad abusi, ad ingiustizie, a soprusi, a violuzioni e a mille e mille altre diverse angherie d'ogni genere e ì Sifilicomii specialmente erano una versa sentina di corruzione.

Allora il Ministro Crispi sì persuase che vi era davvero argomento sufficiente per agire e per riformare, e nominò una nuova Commissione coll'incarico ben definito di presentargli un nuovo progetto concreto di Regolamento.

La commissione nuova, composta del prof. Albanese, del Deputato De Renzis e dei Senatori prof. Tommaso-Crudeli, prof. Durante e Inghilleri, accettava pienamente i concetti fondamentali ai quali si erano informate le proposte della Commissione nominata dal Depretis, e consegnò sollecitamente al Ministro Crispi un nuovo Regolamento sulla prostituzione, diviso in due parti, nel quale :

A. Col titolo primo, della prima parte, vengono rafforzate le disposizioni destinate a tutelare la pubblica decenza e ad impedire le offese al buon costume in luoghi pubblici.

B. Col titolo secondo si mira a tutelare la pubblica sicurezza e la pubblica salute, sostituendosi alla illusoria garanzia dello Stato, quella dei tenenti-postribolo che sono chiamati direttamente responsabili di qualunque inconveniente sanitario, e concedendosi altresì alle autorità di pubblica sicurezza la facoltà di ordinare visite sanitarie nelle case di prostituzione e magari di decretarne la chiusura qualora esistano a ciò motivi di ordine pubblico e di salute pubblica.

C. col titolo terzo si tutela la libertà personale della donna contro tutti coloro che mirano a sfruttarla ed opprimerla, e si cerca di agevolare, per quanto è possibile, la riabilitazione e la redenzione delle donne cadute.

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D. Con un regolamento speciale ossia con la seconda parte del Regolamento completo si facilita il più possibile la cura e quindi la profilassi delle malattie veneree, e ciò non solo delle donne ma anche degli uomini favorendone l'accettazione negli ospedali e aprendo dispensarii pubblici gratuiti.

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