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ITALIE.

Prostitution et maladies vénériennes en Italie.

ENQUÊTE DE M. LE PROFESSEUR D' TOMMASOLI.

Nel 1895 il prof. Neisser preparava un grande lavoro sulla protituzione e per procurarsi gli elementi a ciò necessarii si rivolse amabilmente a me pure. Egli chiedeva statistiche italiane e le chiedeva con particolare interesse dicendo di dover dare uno speciale valore ad esse per il fatto che in Italia colle riforme Crispi-Nicotera 18881891, si era potuto fare l'esperimento dei due opposti sistemi di governo della prostituzione, il governo repressivo e il governo libero, e quindi in Italia si aveva la migliore possibilità di confronto fra la diffusione delle malattie veneree avanti e dopo i nuovi regolamenti.

Risposi allora all'illustre amico che dato il valore ch'Egli intendeva di assegnare alle statistiche italiane, io non potevo acconten tarlo perchè la coscienza non consentiva a me di prestarmi a mantenere in piedi una opinione del tutto errata fornendo dati apparentemente scientifici a sostegno di una illusione. In Italia il regime della libertà, non era stato veramente mai esperimentato nè prima di Crispi nè dopo Crispi. In Italia sotto i miei occhi, e in maniera visibile a tutti anche se profani, dall'88 in quà si era solo dato opera a denigrare e a screditare e a compromettere quel regime di libertà al quale Crispi, ministro onnipotente soltanto a parole, aveva dato ampollosamente il suo nome ma non aveva dato il suo braccio. Quindi non io potevo prestarmi a lasciar credere ad un Collega che prometteva di guardare a fondo la questione con l'occhio sereno ed imparziale dello scienziato

cose lontane dal vero : e anzichè dati e statistiche, io mandai al prof. Neisser soltanto l'avvertimento che si guardasse bene dall'assegnare alle statistiche d'Italia un valore maggiore che a quelle delle altre nazioni, perchè esse in realtà non solo non avevano per il suo problema un valore maggiore delle altre ma non avevano alcun valore.

Ora invece l'illustre comitato di Bruxelles mi invita semplicemente a riferire sullt stato della prostituzione in Italia e sulla situazione attuale delle malattie veneree in rapporto con la legislazione italiana sulla prostituzione. " e a questo compito puro e semplice, scevro di preconcetti e non accompagnato da malfondate speranze di confronti particolarmente significanti, io sono felice di sobbarcarmi, e ringrazio anzi vivamente tutti coloro che mi fecero l'onore di credermene degno.

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In Italia la storia dei regolamenti sulla prostituzione, la storia cioè di una vera e propria legislazione intesa a frenare il mal costume e la conseguente diffusione delle malattie veneree, comincia soltanto col 1855. Prima di questo anno in fatti nei diversi piccoli stati che formavano l'Italia e particolarmente negli Stati Sardi, nel Granducato di Toscana e nel Regno delle due Sicilie, si provvedeva a tenere in freno la prostituzione e le malattie cha ne derivano solo con qualche disposizione poliziesca che ricordava più o meno i criterii e i metodi di repressione dei secoli anteriori e che era affidata agli umori diversi e variabili ed all'arbitrio di qualche delegato di Polizia.

Quando pero il Piemonte ebbe progressivamente cambiato il suo ordinamento politico ed amministrativo e sentì maggiormente il bisogno di possedere un buon esercito per prepararsi alla grande impresa della unità e della indipendenza italiana, allora tutti cominciarono ad accorgersi che la registrazione delle prostitute e la relativa igiene sanitaria erano insufficientissime,

tanto quanto era cappriccioso ed intollerabile il sistema correzlonale che si teneva in vigore contro le prostitute in genere e contro le prostitute ammalate in specie, e fu quindi universale il desiderio e la invocazione di un miglioramento.

In seguito di cio, appena arrivò al potere, come ministro degli Interni, Urbano Rattazzi, egli volse tosto le sue cure anche a questo ramo di igiene pubblica fino ad allora trascurato, ed affidò al prof. Casimiro Sperino dell'Università torinese l'incarico di preparare un progetto di legislazione sulla prostituzione.

Il prof. Sperino, nutrendo in comune con quasi tutti gli Specialisti Sifilografi del suo tempo una grande ammirazione per i regolamenti francesi e particolarmente per quel regolamento della città di Bruxelles che al dire del prof. Thiry - "dall'anno 1844 in cui fu applicato fino al 1880 fece considerare la capitale belga, dal punto di vista della propagazione della sifilide, come la città più sana d'Europa, volse naturalmente tosto il suo sguardo a questo Regolamento. E le Istruzioni che il Ministro Rattazzi promulgò il 20 luglio 1855 hanno per base il Regolamento di Bruxelles, il che è quanto dire che si basano sui concetti fondamentali 1 della iscrizione forzata di tutte quelle donne che sono sospettate di esercitare la prostituzione; 2o della visita medica. obligatoria due volte la settimana; 30 della cura obligatoria in ospedali speciali detti sifilicomii.

Quali fossero gli effetti immediati di questo primo regolamento italiano è già noto nel Belgio, poichè il prof. Thiry nell'82 e nell'86 in diverse publicazioni ha ripetutamente riprodotto dal Lyon médical qualche dato in proposito.

"Dans l'armée piémontaise, de 1850 à 1853, les malades vénériens avaient atteint le chiffre de 204 pour 1,000. En 1850, le nombre des militaires vénériens était descendu à 98 pour 1,000. "

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Però fu presto veduto, per dirla con quel che ne scrisse il Dr Granara nel 1863, che questo Regolamento" serbava ancora troppo dell'antico regime e che si prestava ancora troppo ad abusi e ad arbitrii da parte delle Autorità chiamate ad applicarlo. E quindi si sentì il bisogno di modificarlo, e fin dal gennaio del 1857 si adottò per la città di Torino, che n'era la più bisognosa, un nuovo Regolamento.

In virtù di tale nuovo regolamento in primo luogo era istituito

in Torino un ufficio speciale, detto Ufficio Sanitario, che aveva per scopo di sorvegliare la prostituzione in tutto ciò che concerne la salute pubblica.

In secondo luogo l'iscrizione delle prostitute era tolta all'Uffizio di Polizia ed era esclusivamente affidata al nuovo Uffizio sanitario.

In terzo luogo si provvedeva ai mezzi per incoraggiare le prostitute a tornare alla vita onesta.

In quarto luogo si istituiva una classificazione delle case di tolleranza a seconda del prezzo che esse percepivano dagli avventori, e si determinava anche la tassa che ciascuna casa doveva pagare annualmente all'Uffizio Sanitario.

In quinto luogo si istituiva un Ispettore sanitario, il quale, in armonia col Direttore dell'Uffizio sanitario, aveva il compito di dirigere tutte le precauzioni sanitarie proprie ad impedire la propagazione delle malattie veneree, e si precisavano con molto studio tutti i doveri dei medici incaricati di visitare le prostitute.

Da ultimo si fissava per le prostitute il prezzo del libretto d'iscrizione e il prezzo di ciascuna visita sanitaria, che ciascuna prostituta doveva pagare all'Uffizio sanitario.

Con questo nuovo regolamento che in sostanza divenne presto il Regolamento di tutte le maggiori città dello Stato, l'esercito piemontese fece la guerra d'indipendenza. E fu, press'a poco, questo me decimo il Regolamento che il Ministro Cavour, sempre coadiuvato dal prof. Sperino, regalò al nuovo regno d'Italia il 15 Febbraio 1860, come si può vedere dall'Allegato A.

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Man mano che le diverse provincie italiane erano annesse a far parte del nuovo regno tosto venivano ad esse applicati questi ordinamenti nuovi sulla prostituzione. Però molte non se ne mostrarono punto contente, e fin dalla prima riunionne del Parlamento italiano si cominciarono a sentire delle proteste contro una legislegislazione che appariva anche a prima vista insufficiente ed immorale.

Quindi fu che lo stesso Urbano Rattazzi nel 1862, ministro un altra volta degli interni, sottopose allo studio di una commissione

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